Antecedenti: Il fondo antiusura nasce nell’ambito dell’attività della Caritas Diocesana alla fine del 1991 con i primi interventi di micro-credito a famiglie e a piccoli imprenditori con prestiti personali fino a 5.000.000 di lire con la garanzia di libretti a risparmio come fideiussione.
In quel momento ci si rende conto che il fenomeno usura è di natura endemica e si manifesta prima di tutto come usura di vicinato e con il tentativo andato poi a buon fine del controllo della criminalità organizzata che ritiene fruttuoso mettere in essere un canale illecito visto che l’accesso al credito diventa per alcuni impossibile. Già da questo tempo era in essere la collaborazione con le banche di credito cooperativo che sono state molto attente alle esigenze del territorio.
Da questa iniziale collaborazione è nato un progetto denominato “Fenus Leve“ che dal 1996 ha erogato prestiti per un importo di 450.000 euro anche se non tutti e non per intero, ma sempre con la fidejussione presso la banca. Il finanziamento di questa attività è venuto in massima parte dai fondi diocesani dell’8 per mille e da piccoli contributi della Provincia di Salerno.
Successivamente alla legge 108/96 si è costituita la Fondazione Antiusura NASHAK Reintegrazione Solidale che ha visto la collaborazione di esperti, volontari, che hanno visionato le varie situazioni dopo un ascolto dell’usurato, dei familiari e un’analisi approfondita delle entrate e delle uscite della famiglia e delle attività imprenditoriali. Non ci si è mai soffermato alla dimensione economica del fenomeno, anche se il problema viene in evidenza inizialmente come tale.
Qual è l’azione dell’usuraio? Non è solo una forma di arricchimento, ma per arrivare ad approfittare della persona usurata ha bisogno di connivenze, di minacce e deve colpire l’immagine di chi è strozzato e lo fa in modo abbastanza cinico e scientifico: il primo passo è il protesto che fa perdere la fiducia degli altri a cominciare dalle banche e l’isolamento di amici e parenti che inizialmente l’hanno aiutato economicamente.
Arriva quindi al momento dell’ascolto con uno spirito sfiduciato, avendo perso la fiducia in sé, credendo che qualcuno con la bacchetta magica possa risolvere i suoi problemi.
Ha difficoltà ad ammettere tutti i suoi debiti, ha imparato a nascondere la verità, vuole proteggere chi lo ha strozzato, non vuol far sapere ai familiari la sua situazione, vuole imporre anche a chi ascolta la fretta del “non c’è più tempo” e vive in una profonda confusione. Così la dignità di questi uomini è lacerata, bisogna ricostruire tutto il tessuto umano e di relazioni, bisogna non dare solo una soluzione economica che può essere il primo passo, ma con una terapia a rete bisogna impegnarsi a ricostruire ciò che è in mille pezzi e in questo l’esperienza e la disponibilità totale aiutano a trovare un percorso che non si esaurisce nella soluzione del problema economico.
I numeri di questo lavoro sono stati alti: quasi 150 casi all’anno tra consulenza e intervento diretto e un impegno economico di 200.000 euro all’anno di fideiussione per 15- 20 casi immessi nel mercato legale del credito.(sul sito si riporta lo schema sintetito dell’operatività aggiornato).
Inoltre in questi anni c’è stato un impegno non solo per l’emergenza e l’assistenza, ma anche per la prevenzione, sapendo che la logica di rete non deve essere usata solo per la patologia, ma anche impegnarsi a modificare l’atteggiamento delle banche e degli operatori economici per far sì che cambi l’atteggiamento culturale di fronte a questo fenomeno e ci si impegni a modificare alcuni comportamenti che a volte non coscientemente portano alla decisione di ricorrere al mercato illegale. Anche le banche hanno riconosciuto che l’analisi non va fatta solo sulle garanzie reali, ma anche sulla situazione complessiva dell’usurato e della famiglia per trovare soluzioni a misura d’uomo.
Il problema che abbiamo di fronte è come combattere l’esclusione con interventi stabili e duraturi di inclusione di persone che non sono bancabili e che sono e lo saranno ancora in numero maggiore se tutti noi non ci impegniamo a forme di solidarietà globali verso chi ci sta accanto.
La Fondazione Nashak non persegue fini di lucro.
Lo scopo, limitato al solo ambito territoriale della Provincia di Salerno, è quello di assistere e sostenere chiunque versi in stato di bisogno, per rendere operante nel sociale il principio cristiano della “solidarietà che è il nome nuovo della carità evangelica”.
- prevenire il fenomeno dell’usura anche attraverso forme di tutela, assistenza ed informazione;
- sviluppare un’azione preventiva ed educativa volta a raggiungere una giusta cultura anti-debito, unitamente ad un maggior senso di responsabilità individuale e sociale;
- prestare, nei confronti di chi versa in stato di difficoltà economiche o finanziarie, idonee garanzie al fine di consentire l’accesso al credito, altrimenti precluso, da parte di banche, società finanziarie o enti creditizi che abbiano dato prova di responsabilità e sensibiità al problema, eventualmente istituendo sezioni speciali a sostegno delle diverse categorie (operatori economici, lavoratori dipendenti, studenti ecc.), con la precisazione che lo stato di bisogno sarà accertato con giudizio insindacabile del Consiglio Direttivo, come previsto all’articolo 6 dello Statuto;
- organizzare, nel predetto settore di attività, convegni, gruppi di studio e di ricerca, centri di assistenza;
- mantenere contatti con enti, istituti, associazioni e organismi aventi scopi similari;
- stipulare convenzioni con Istituti di Credito;
- costituirsi parte civile, ai sensi dell’art. 10 della legge 108/96, nei giudizi penali di cui all’art. 1 della medesima legge.
Iscritta nell’elenco delle fondazioni del Ministero dell’Economia al n. ASF/CAM/34
Iscritta nell’elenco provinciale delle associazioni e fondazioni antiracket ed antiusura – Prefettura di Salerno al n. 3