Autore: Sara Fornaro
Fonte: Città Nuova
Il 6 novembre è la Giornata europea della microfinanza e per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di sostenere il microcredito, la Rete italiana microfinanza (RITMI) ha lanciato una campagna sui social network per promuovere questo strumento utile per salvare piccole imprese e famiglie in difficoltà.
La crisi economica sta colpendo molto duramente tutti i Paesi colpiti dal Covid 19: i consumi si sono ridotti, l’economia ha rallentato, tante imprese, grandi e piccole, hanno chiuso o rischiano di farlo. E il peggio, purtroppo, potrebbe ancora arrivare. L’impatto del lockdown della scorsa primavera è stato estremamente negativo per la nostra economia e i nuovi blocchi già scattati nelle zone rosse – con le limitazioni previste anche per le aree gialle ed arancioni – rischia di danneggiare soprattutto le micrimprese e le famiglie. Se la pandemia dovesse protrarsi, gli effetti sull’economia sarebbero come una lunga onda capace di portare al fallimento anche aziende fino a ieri solide. Ecco perché, in occasione della Giornata europea della microfinanza, promossa dall’European Microfinance Network (EMN) oggi 6 novembre, la Rete italiana microfinanza (RITMI), che associa trenta organizzazioni, ha lanciato una campagna sui social network per promuovere il microcredito come uno strumento utile, talvolta essenziale – ma finora poco considerato ed utilizzato – per rilanciare l’economia e ridare un po’ di ossigeno alle piccole imprese che, in mancanza di un sostegno economico, finiscono nelle maglie dell’usura e della criminalità o chiudono i battenti. Il 25% degli italiani ha difficoltà di accesso ai servizi finanziari e bancari. Anche il settore della microfinanza ha sofferto, ma è riuscito a superare la crisi, continuando a sostenere le piccole imprese e le famiglie, con prestiti per le nuove aziende fino a 35mila euro che il decreto liquidità dello scorso aprile ha esteso fino a 50mila. I prestiti sono coperti garantiti dallo Stato grazie al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Previsti prestiti anche per le famiglie, fino a 10 mila euro. Per Giampietro Pizzo, presidente di Ritmi, il microcredito consente di essere vicini alle realtà più fragili, che difficilmente riescono ad ottenere fondi dalle banche. Plaudendo alla Giornata europea della microfinanza, Pizzo spiega che è «utile per sensibilizzare il pubblico più ampio sull’impatto sociale che può avere sull’economia italiana così colpita dalla crisi. È utile altresì ricordare ai responsabili politici che l’intervento pubblico a favore della microfinanza si traduce in concreti risultati sociali positivi». Il microcredito, per Ritmi, non è da intendersi semplicemente quale credito di piccolo ammontare, ma è soprattutto attenzione alla persona, che porta ad accogliere, ascoltare e accompagnare chi si rivolge alle istituzioni di microfinanza, fino alla chiusura del programma di credito, e anche dopo, all’interno di un modello di sviluppo delle comunità locali, basato su equità, solidarietà e sostenibilità ambientale. Ecco perché la Rete intende impegnarsi nell’adozione della micrimpresa a livello europeo, con la possibilità di accedere al fondo sociale europeo, per ampliare la platea di persone finanziabili, per diversificare le modalità di provvista degli operatori e per sostenere i servizi per chi ne ha bisogno di credito. Nel mare tempestoso della crisi economica, commenta Andrea Limone, presidente di PerMicro e consigliere RITMI, le piccole imprese sono come piccole barchette, molto spaventate dalla tempesta. Ecco perché, afferma, «chiediamo fortemente che il governo e il ministero ci chiaminoe si coordinino nel fornire un aiuto» alle aziende più piccole, che hanno maggiori difficoltà di accesso al credito. Basterebbe poco, anche un minimo fondo presso la Cassa depositi e prestiti.
«Siamo chiamati tutti alla fiducia, per dimostrare – ha continuato Limone – di essere soggetti in grado di dare fiducia. A noi il compito di crederci». Continuando con la metafora della crisi economica come un mare tempestoso che rischia di travolgere e affondare le barche che lo solcano, Giorgio Giancamilli, direttore generale di Fidipersona e consigliere RITMI, ha anche sottolineato come le piccole imprese, le barchette più fragili, trovano spesso i porti chiusi presso le banche, mentre la microfinanza fa ogni sforzo per accogliere le richieste che vengono presentate. Alla conferenza di presentazione della campagna social di RITMI è intervenuto anche Emanuele Cabras, impegnato nella cooperazione internazionale e nel microcredito con CoopFin in Sardegna, che ha spiegato che una delle difficoltà delle microimprese è che, pur avendo 3, 4 dipendenti, riescono talvolta ad avere un volume di affari tale da superare i 200mila euro previsti dalla nromativa sul microcredito. Ecco perché sarebbe importante aumentare la platea dei possibili beneficiari, soprattutto a fronte di un sistema bancario che non riesce a soddisfare le domande di liquidità. All’incontro era presente anche don Andrea La Regina, della Fondazione antiusura NASHAK Reintegrazione Solidale di Teggiano, Salerno. Tra i membri di RITMI c’è, tra gli altri, anche MECC, Microcredito per l’economia civile e di comunione, che ha tra i soci la Fondazione Antiusura Padre Pino Puglisi onlus. Questo perché, purtroppo, come denunciato nelle scorse settimane da Annapaola Porzio, commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, sono sempre di più i piccoli negozianti e gli imprenditori che cadono nella rete del pizzo, rischiando di finire in mano alla criminalità organizzata.
Quando ci si trova in una situazione di sovraindebitamento, ha commentato infatti il presidente di RITMI Pizzo, si rischia di divenire preda di forze negative illegali, che da questa crisi economica stanno trovando nuovo terreno di coltura e di alimento. La Rete della microfinanza aiuta a contrastare questi fenomeni. Come si è già visto in occasione della crisi economica del 2008, i danni e le ferite si sono protratte nel tempo, per gli anni successivi. «Questa nuova crisi colpisce imprese già fortemente provate in maniera dirompente». Ecco perché è necessario, per Pizzo, un maggiore impegno per il microcredito, in collaborazione con realtà territoriali come la Caritas, le Acli, che conoscono le esigenze locali e favoriscono un maggiore coordinamento sui diversi territori. Servono però nuovi strumenti legislativi e provvedimenti per far sì che le risorse, che pure vengono stanziate, arrivino nei tempi giusti e non quando è troppo tardi per salvare l’impresa.
da “Città Nuova” – cultura e informazione del 6 novembre 2020